L'offerta dei prodotti esposti negli spazi commerciali dei Musei italiani non si può definire che assai carente; basta visitare i bookshop del MoMA di New York o della National Gallery of Art di Washington DC, solo per citare i maggiori, e confrontarli con quelli
dei Musei italiani di pari e anche superiore livello per la ricchezza e il prestigio
delle opere esposte.
Conosco da tempo Alessandro Loschiavo e plaudo alla sua curiosità per le novità
del design che inevitabilmente tendono alla valorizzazione delle nuove generazioni, traendo ispirazione dall'esempio dei predecessori.
Scorrendo le immagini, le didascalie e i prototipi non posso che dirmi piacevolmente colpito e, ancora di più, incantato dalla genialità della reinterpretazione attuale
e coraggiosa di molti progetti che si vorrebbero realizzare ed esporre.
Particolarmente adatto è, inoltre, il tema della carta nell'anno in cui l'UNESCO
ha decretato il 2012 anno del libro. Di rilievo poi - ma credo si possa considerare
solo uno start up – è che vi sia una profonda connessione tra l'oggetto e la collezione
del Museo.
Mi auguro, per il futuro, una maggiore interdisciplinarietà tra design e collezioni
e sono molto propenso all'ipotesi, già peraltro verificata con successo in Musei internazionali che mi trovo frequentemente a visitare, di far sì che questi prodotti
di design travalichino gli stessi Musei.
La mia impressione è che non tutti i prototipi siano alla stessa altezza: alcuni sembrano non aderire completamente alla Collezione, ma ideati a prescindere da essa.
I Musei di Carta potrebbero perciò partire dalla rivisitazione di pezzi museali,
superando la loro essenza di oggetti di design sì da conferire loro una dimensione aggiunta e di notevole spessore. A tre anni dal centenario della nascita del Movimento Futurista, il progetto dei Musei di Carta rende omaggio al principio di fruizione dell'opera d'arte, che supera la collocazione museale per diventare oggetto della quotidianità.
Per supportare e condividere l'identità dell'oggetto con la collezione del Museo
da cui trae ispirazione, suggerisco che il logo del Museo possa essere presente sull'oggetto, proprio allo scopo di superare la mera territorialità.
Se questa idea dei Musei di Carta dovesse – come auspico fortemente – diffondersi
e trovare nelle società che distribuiscono gadget per i Musei produttori sensibili
alla realizzazione degli oggetti, ritengo sarebbe importante costituire una commissione che abbia il compito di selezionare gli oggetti in qualità di comitato supervisore,
allo scopo di dare una visione generale all'intera produzione e proposta.
Sono lieto di pormi a disposizione per qualsiasi tipo di aiuto e sostegno a tale iniziativa egregia, sperimentale e coraggiosa, che sottolinea ancora una volta l'eccezionalità
del Genio italiano, purtroppo spesso non riconosciuto.
Renato Miracco
Critico e responsabile culturale dell'Ambasciata d'Italia, Washington DC